
Referendum 8 e 9 giugno 2025: il grande silenzio della politica e le occasioni mancate di comunicazione
Referendum 8 e 9 giugno 2025. gli italiani saranno chiamati ad esprimersi su cinque quesiti referendari che affrontano temi ad alta sensibilità elettorale: dal reintegro dei lavoratori licenziati ingiustamente, alla cittadinanza, passando per contratti a termine e appalti. Temi che parlano a precise categorie sociali: lavoratori, precari, giovani, migranti. E che impongono a chi fa comunicazione politica un salto di qualità nel modo di raccontarli.
Ma cosa ci interessa, come professionisti della comunicazione politica?
Non solo cosa si vota, ma come viene comunicato. E soprattutto: come si posizionano i partiti e come (non) lo fanno sapere.
A pochi giorni dal voto, è evidente una cosa: la campagna referendaria è stata quasi del tutto disintermediata dai partiti politici. Nonostante l’impatto diretto che i quesiti hanno sulla vita quotidiana dei cittadini, la comunicazione è rimasta in larga parte invisibile o difensiva.
Per chi fa strategia, è un errore.
Per chi fa analisi, è un caso di scuola. Ecco perché:
I partiti si sono espressi nei voti parlamentari, ma non hanno tradotto quelle scelte in una narrativa coerente. Hanno preso posizione nei fatti, ma non nel racconto pubblico.
Risultato: nessuna campagna emotiva, nessuna narrazione identitaria, nessuna pedagogia politica.
- Chi ha detto sì ai quesiti su lavoro e diritti ha comunicato poco e tardi fino ad ora.
- Chi ha detto no lo ha fatto in modo neutro, senza storytelling, limitandosi a dichiarazioni spot o fughe in avanti su altri temi.
- Chi si è astenuto ha scelto il silenzio come strategia di minimizzazione del rischio e qualcuno ha invitato all’astensione.
Eppure comunicare è posizionarsi. Non comunicare lo è altrettanto.
Ma andiamo nei dettagli del referendum 8 e 9 giugno 2025:
1. Reintegro dopo licenziamento ingiusto (Jobs Act)
Proposta: reintrodurre il reintegro per i lavoratori licenziati senza giusta causa, abolito dal Jobs Act per i neo-assunti.
- Favorevoli: PD, M5S, AVS
- Contrari: Azione, Italia Viva, +Europa, Noi Moderati, PLD
- Astenuti: FdI, Lega, FI
2. Indennizzo rafforzato per licenziamenti nelle piccole imprese
Proposta: aumentare l’indennizzo per i lavoratori licenziati in aziende sotto i 15 dipendenti.
- Favorevoli: PD, M5S, AVS
- Contrari: Azione, Italia Viva, +Europa, NM, PLD
- Astenuti: FdI, Lega, FI
3. Obbligo di causale nei contratti a termine
Proposta: reintrodurre la motivazione obbligatoria nei contratti a tempo determinato.
- Favorevoli: PD, M5S, AVS
- Contrari: Azione, +Europa, NM, PLD
- Astenuti: FdI, Lega, FI
- Libertà di voto, con tendenza al NO: Italia Viva
4. Responsabilità solidale negli appalti
Proposta: rafforzare la responsabilità delle aziende committenti per tutelare i diritti dei lavoratori degli appaltatori.
- Favorevoli: PD, M5S, AVS
- Contrari: Azione, +Europa, NM, PLD
- Astenuti: FdI, Lega, FI
- Libertà di voto, con tendenza al NO: Italia Viva
5. Cittadinanza dopo 5 anni di residenza regolare
Proposta: ridurre da 10 a 5 anni il requisito di residenza per ottenere la cittadinanza italiana.
- Favorevoli: PD, AVS, +Europa, PRC, Italia Viva, Azione
- Contrari: Noi Moderati
- Astenuti: FdI, Lega, FI
- Libertà di voto, con tendenza al SÌ: M5S
- Nessuna posizione ufficiale: PLD
In una strategia politica efficace, ogni campagna dovrebbe rispondere a tre domande:
- Chi è il nostro target elettorale di riferimento?
- I quesiti referendari parlano a target distinti: giovani precari, lavoratori autonomi, migranti, imprenditori, mondo civico.
- Ma nessun partito ha segmentato il messaggio, adattandolo ai bisogni percepiti.
- Quale narrazione politica costruiamo intorno alla nostra scelta?
- Nessuna forza politica ha trasformato i referendum in una battaglia valoriale o in uno strumento di mobilitazione.
- Eppure questi temi avrebbero consentito storytelling potenti su equità, diritti, lavoro, modernizzazione.
- Come misuriamo l’impatto comunicativo della nostra posizione?
- Senza strategia, non c’è analisi. Nessuna regia centrale, nessuna campagna integrata, nessun monitoraggio di sentiment.
- È il segnale di una mancanza strutturale di cultura comunicativa in ambito politico, dove spesso la reattività prevale sulla pianificazione.
Questi referendum hanno un potenziale enorme per il posizionamento di qualsiasi partito. Parlano di:
- Jobs Act: un simbolo identitario forte da valorizzare o contrastare.
- Cittadinanza: un tema valoriale ad alto tasso emotivo, con risvolti elettorali tra le nuove generazioni.
- Responsabilità negli appalti e contratti a termine: una chiave per parlare al mondo del lavoro in crisi di rappresentanza.
Eppure la narrazione è assente.
E quando la narrazione manca, il rischio è che a vincere sia il disinteresse, l’astensione, il vuoto.
Anche in questo contesto abbiamo da imparare…
- Un dato tecnico non basta. Va comunicato, semplificato e trasformato in visione politica.
- I silenzi strategici non sempre premiano: dove manca la comunicazione, cresce il rumore degli avversari.
- I referendum sono una palestra narrativa perfetta per chi vuole posizionarsi su temi concreti. Ma solo se si ha il coraggio di esporsi e il metodo per farlo.
Vuoi costruire una narrazione forte su questi temi o su altri?
Siamo pronti. Perché la strategia non è un’opzione. È la base di ogni vittoria.
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